Pensieri Disordinati

Elegia per un Macaco

Occhi stretti e narici larghe. Il volto del macaco ucciso in Sud Africa per essere diventato un abile ladro di macchine. Le automobili non le portava via, le apriva solamente e le usava per consumare i suoi pasti, che consistevano di frutta succulenta rubata qua e là. Le autorità  hanno considerato queste bricconate, degne di un adolescente metropolitano, un reato degno della pena di morte. I macachi non guardano mai gli umani negli occhi. Sembra che provino vergogna, non di sé stessi ma di noi. Ci sarà stato un processo? L’accusato, un malinconico bipede dallo sguardo triste, avrà guardato negli occhi il giudice? La scena del crimine è testimone del fatto che l’animale in questione probabilmente soffriva di un qualche disturbo alimentare. Solo. Seduto in macchina, con la bocca spalancata piena di fette di mango, sembrava un bulimico in fase depressiva.

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Quaranta Gradi all’Ombra

Cunti, dolci, e peripezie

Sicilia, foto di Silvana Vistola

Quest’anno il caldo feroce è arrivato due mesi prima del solito. È giugno ma la temperatura ha già toccato  i 40 gradi. Mi sono barricata dentro casa con le imposte spalancate, le tende da sole abbassate e le zanzariere chiuse. Una vaga illusione di fresco arriva dal ventilatore che frulla e rifrulla la stessa aria riscaldandola ancora di più, ma il movimento delle correnti, anche se calde, dà un po’ di sollievo. Il cielo è bianco, coperto da una parvenza di nuvole, ma in effetti non sono nuvole è una grande batuffolo di vapore, che ti incapsula dentro un bozzolo sottovuoto. Il cielo azzurro è un lusso riservato alle temperature più basse. Quando il termometro impazzisce tutto ciò che è normalità scompare. Gli uccelletti cinguettano ancora, è un buon segno, ma non fendono l’aria con le loro ali con la stessa frequenza di prima. Le piante che annaffio abbondantemente ogni sera mostrano segni di stanchezza: foglie gialle, fiori svenuti dal caldo buttano indietro la corolla e fanno cadere i petali; solo l’aloe non sembra risentirne e cresce succoso e verde più che mai. Anche le orchidee se la cavano bene, tutto sommato.

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827 A.D. Lo Sbarco di Mazara del Vallo

“Cunti, dolci e peripezie”

foto di wikipedia

Anno Domini 827. Sono arrivati a Mazara del Vallo a suon di ferro e fiamme, coperti da lunghi mantelli che sembravano ali, e galoppando su grandi cavalli bianchi. Era notte e dormivo sotto il fico. Il mio mulo grigio, alto e possente ha digrignato i denti nel vederli e ha scalciato agitandosi. ‘Stai giù Omero’, ho bisbigliato tirando le redini. Ma Omero non ne ha voluto sapere di accovacciarsi e stare quieto. Erano tanti. Migliaia. (I libri di storia scriveranno 10.000). Veloci come fulmini nella notte (e guidati da Asab ibn al-Furàt). Con le selle bardate, le scimitarre luccicanti, il volto coperto e gli archi e le frecce. Li guardavo dall’alto della collina, nascosta dietro l’albero, mentre la flotta diventava uno sciame di cavalli alati che battevano gli zoccoli sulla sabbia, galoppando lungo la spiaggia argentata dai raggi di luna. Sembravano spuntare dal nulla, come se sbucassero dalla sabbia per poi diventare cavalieri e cavalli, sempre di più sempre di più. Tra le onde luccicanti una scia di navi e barche si dondolava e procedeva lentamente come una grossa lumaca.

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Uova di Pasqua e fiori di Canapa

È di nuovo Pasqua —e Pasquetta, come ogni anno. Ma negli ultimi 13 mesi è successo tanto e niente, seconda i punti di vista. È trascorso poco più di un anno dall’inizio del lockdown in Gran Bretagna. Un anno di pandemia, mascherine, gel per le mani, distanze, divieto di viaggi svaghi bagordi e socializzazioni varie. Devo anche aggiungere cambio di domicilio temporaneo, nel mio caso. Mentre tutto è sospeso in aria il mondo riflette su che strada percorrere dopo la fine di questa pandemia, che ha messo tutti a riposo forzato.

Attenendoci alle regole nazionali, ci siamo riunite in 6 per il pranzo pasquale. Sei donne dai quaranta ai 94 anni, tutte in buona salute, prive di malumori e con una parte del nostro DNA in comune; per celebrare una festa tradizionale come la Pasqua e approfittare della festività per stare insieme.

La tavola è imbandita. Il cibo arriva fumante su teglie di alluminio con nuvolette di odore succulento. Niente di esotico. Oggi ci siamo affidate alla cucina siciliana e per esserne sicure al 100% abbiamo ordinato un abbondante pranzo Pasquale bello-e-pronto. A nessuno di noi andava di cucinare. Festa vuol dire essere libere di fare quello che si vuole. Quindi niente pentole e niente piatti da lavare.

Ci sediamo ai nostri posti, e in pieno rilassamento ci serviamo le vivande a vicenda: dalle lasagne ai carciofi arrostiti, dall’agnello alle patate e  ai peperoni al forno. Mi sono solo concessa uno strappo alla regola,  ho preparato il biancomangiare, un dolce siciliano fatto con latte di mandorla e ciambelle, coperto di mandorle tritate fragole kiwi e gelsomino.

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Una pigra viaggiatrice inglese

“Cunti, dolci e peripezie”

“La piu’ bella regione d’Italia: un’orgia inaudita di colori, di profumi, di luci, una grande goduria” (Sigmund Freud)
Foto di Taormina.it

Qualche anno fa scelsi un libro intitolato ‘The diary of an idle woman in Sicily’, come tema di ricerca per un Phd in scrittura creativa. La scelta fu fatta a naso, dettata da tre elementi principali: Scrittrice donna. Diario. Viaggio. Sicilia. Non ricordo neanche come e dove riuscii a trovare quest’opera della scrittrice inglese dal nome altosonante di Frances  Minto Elliot. Diciamo che fu uno di quegli incontri fatali, e che fu il libro a trovare me, come ogni libro che si rispetti. Al tempo, diedi un’occhiata sommaria alle pagine, lessi il primo capitolo, e decisi di presentare il mio progetto per il corso universitario. Avevo trovato quello che mi serviva. Alla fine, non accettai l’offerta dell’università a causa di impegni di lavoro, tempo, e costo, e il libro fu accantonato e dimenticato nel mio laptop tra migliaia di files.

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L’Ospedale Pirandello 2

“Cunti, dolci e peripezie”

vista dalla finestra, di sera

La camera ha una bella vista ma sono troppo agitata e stanca per rallegrarmene. L’infermiere che mi ha portata sin qua si siede e mette sul tavolo l’ennesimo modulo. Non ne posso proprio più. Ancora domande? Non si rende conto che ho fame, sonno, sete, e una grande voglia di fare un bel volo dalla finestra? Rispondo sgarbatamente, omettendo quello che posso, il più velocemente possibile. Lo voglio fuori dalla stanza. Ho bisogno di calmarmi e non vedo l’ora che vada via.

Ad occupare l’altro letto c’è una ragazza. Sono contenta perché speravo di dividere la camera con una persona giovane (lo so, può sembrare strano e non voglio offendere nessuno con questa affermazione, ma è così). Mi presento subito e mi scuso per il cattivo umore, ma le spiego che aspetto da sette ore in sala d’aspetto e che non ce la faccio proprio più. Lei si presenta, si chiama Gloria. Mi suscita un’immediata simpatia, e quando mi dice che viene da Randazzo il gioco è fatto. “Randazzo?” dico io, “adoro Randazzo. Ci vado ogni anno in vacanza da sei anni a questa parte o forse più”. Ora non ho più dubbi, è una vera fortuna averla come compagna di camera. Se non conoscete la Sicilia, dovete sapere che Randazzo è una bellissima cittadina medievale, sul versante nord dell’Etna, a 765 m s.l.m. Se la conoscete dovete sapere che a Randazzo ho incontrato le persone più gentili ed educate di tutta l’isola. Quando ci andai per la prima volta rimasi conquistata dal fascino del Borgo e dalla cortesia degli abitanti, sempre gentili, disponibili, discreti e forse un po’ timidi.

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CITTA’ FANTASMA

“Cunti, dolci e peripezie”

Non Invidio a Dio il paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia. (Federico II di Svevia)
Caltagirone, quartiere Ex Matrice.

Oggi ho letto un articolo sulle città fantasma. Il Guardian, sempre attento alle realtà siciliane (il plurale è intenzionale), pubblica spesso articoli sulla più grande isola del mediterraneo, nonché, patria di Archimede ai tempi andati della Magna Grecia (oggi mi sento buona e voglio fare un po’ di elogi prima di cominciare). 

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La Festa dei Morti

Cunti, dolci e peripezie

Cimitero Monumentale di Caltagirone

Oggi sono andata al cimitero. I cipressi in fila indiana ombravano le cappelle e le lapidi. È iniziata la commemorazione dei defunti che culminerà con la festa dei morti, si chiama proprio così, il 2 Novembre.

Quando Halloween era solo una parola impronunciabile i siciliani mangiavano ossa dei morti. Non vi inorridite troppo, sono solo dei biscotti. Più lugubre di così non riesco ad immaginare nulla! Muori d’invidia Halloween cosa sono i tuoi pallidi biscottini e le ali zuccherate di pipistrello a confronto? —Eppure, diversamente dalle generazioni precedenti —che preferivano i teschi, e al cimitero ci andavano per le scampagnate liceali, declamando l’Amleto— i ragazzi e le ragazze d’oggi hanno ripudiato la tradizionale festa dei morti e preferiscono vestirsi da fantasmi e streghe; hanno rinunciato alle visite al cimitero in favore di feste alla zucca.

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La Regina degli Ortaggi e l’Inquinamento Ambientale

Cunti, dolci e peripezie

Foto di Il Giunco.net

I negozianti della mia città sono tutti molto gentili e professionali: hanno i guanti, le mascherine, ti dicono quali prodotti sono più freschi e meno freschi; ma nonostante tutto sono riuscita ad inimicarmene già due. Il primo, come saprete se avete letto il mio post precedente, è il proprietario di ‘Gli amici degli animali’, e l’altra è la mia fruttivendola.

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Seduta in veranda

Cunti, dolci e peripezie”

Ieri

Sono seduta in veranda, dove ho disposto una scrivania con una sedia ergonomica e qualche pianta di pomodoro invasa dagli afidi, che sto cercando di curare spinta dal desiderio di sconfiggere il male (gli insettini) e far trionfare il bene (i pomodori). Questo è diventato da due mesi il mio ufficio. Dalla finestra spalancata mi arriva il rumore ovattato di qualche macchina che passa veloce e si allontana verso la campagna. È ancora estate, anche se secondo il calendario gregoriano, entrato in vigore nel 1582, siamo già in autunno. Nonostante il cielo sia un po’ offuscato dalle nuvole la temperatura calda mi avvolge dolcemente. Guardo fuori dalla finestra e vedo alti alberi, siepi, i tetti di qualche palazzo, e le palme all’orizzonte.

Sette mesi fa, prima dell’arrivo di Covid-19, lavorare esclusivamente da casa era un lontano sogno. Oggi è diventato realtà. La vita di noi tutti ha subito dei cambiamenti inaspettati e imprevedibili di punto in bianco. Molti sentono la mancanza dell’ufficio e dei colleghi.  Io no. Questo stile di vita ‘covidiano’ mi è congeniale, ed ho già deciso che non tornerò mai più in aula, o sui treni affollati.

Fortunatamente un barlume di luce lo hanno visto anche le organizzazioni per cui lavoro, le quali stanno prendendo seriamente in considerazione la possibilità di offrire corsi online anche quando si tornerà in aula.

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